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giovedì 9 aprile 2015

Recensione di Diario di Anne Frank

Recensione

Titolo: Diario

Autore: Anne Frank

Anno: 1993

Genere: Diario

Editore: Einaudi

Pagine: 334

Prezzo: 13.00 - 6.99 €
Formati:

Disponibile su:                 


Trama di Diario: Il "Diario" della ragazzina ebrea che a tredici anni racconta gli orrori del Nazismo torna in una nuova edizione integrale, curata da Otto Frank e Mirjam Pressler, e nella versione italiana da Frediano Sessi, con la traduzione di Laura Pignatti e la prefazione dell'edizione del 1964 di Natalia Ginzburg. Frediano Sessi ricostruisce in appendice gli ultimi mesi della vita di Anna e della sorella Margot, sulla base delle testimonianze e documenti raccolti in questi anni.


Il mio commento: Prima di tutto devo specificare che, come quasi tutti penso, avevo letto questo libro per scuola, parecchi anni fa, però non me lo ricordavo affatto (tutti quelli che mi conoscono sanno in che povero stato è la mia memoria…) e con questa seconda lettura ne sono stata molto colpita. Un romanzo come non me lo aspettavo proprio, che quasi quasi mi fa domandare se effettivamente l’avevo letto, e che sono stata contentissima di poter riprendere.

La situazione… Anne Frank è una ragazzina nel giugno del 42’, ci troviamo in Olanda e la seconda Guerra Mondiale è già iniziata da tre anni ormai. Anne e la sua famiglia sono ebrei e per questo non possono più fare moltissime cose, come uscire di casa dopo le otto di sera, usare i mezzi pubblici, praticare sport ecc. La data 12 giugno però è particolarmente importante perché è il suo compleanno, il giorno in cui riceve il diario, che poi diventerà tanto famoso. Si tratta di uno sfogo per lei, che infatti si sente molto sola e sente che non ha nessuno con cui confidarsi. Kitty (o Kit) è il nome che da al suo confidente (il diario). Le prime registrazioni sono quelle di una ragazzina normale che descrive la sua vita di tutti i giorni: la scuola, i suoi compagni, la famiglia, gli amici, quello che le capita. Ma la vera storia inizia quando il padre porta Anne e il resto della famiglia (Margot, la sorella e Edith, la madre) in un rifugio (Anne lo chiamerà l’Alloggio Segreto). Si tratta di un appartamento nascosto nella palazzina dove lavorava il padre. Era tutto organizzato, o quasi, e mancavano ancora dei giorni prima del “trasferimento”, ma anticipano le cose. Il 6 luglio i Frank occupano l’Alloggio Segreto. Successivamente a loro si aggiungono anche i Van Daan (il signor Van Daan è amico e socio del padre di Anne) e il signor Dussel, diventando in totale otto persone. I rifugiati riescono a sopravvivere fino al 1° agosto del 1944, quando il diario di Anne si interrompe bruscamente. Un gruppo di SS infatti il 4 agosto ha catturato i rifugiati e alcuni loro protettori. 

La protagonista… Anne è una ragazzina come tante altre. Nonostante la tragica fine se l’è cavata bene (considerando cosa succedeva agli altri ebrei), fino a quel fatidico 4 agosto. Era una ragazzina con sogni e speranze che pensava di poter portare a termine, nonostante i mille dubbi e le mille crisi che alla sua tenera età ha dovuto sopportare. Sognava di diventare una giornalista e quando ha sentito alla radio che finita la guerra avrebbero raccolto i diari come testimonianze si è data subito da fare per sistemare quello che poteva, facendo annotazioni, tagli e aggiunte. Una ragazza che aveva deciso di esporsi completamente, di esporre tutti i suoi sentimenti, perché aveva capito che tutto quello andava ben oltre lei. Lei che è riuscita a sopravvivere ed essere arrivata così vicina alla fine, ma non abbastanza da farcela davvero. 

Le mie emozioni… Che dire delle mie emozioni? È stato un “romanzo” come non me lo aspettavo. Una ragazzina che parla normalmente degli amici e della scuola, di come non sopporta questo o quello. Un libro semplice ma profondo e intenso, che racconta tutta la miseria e il disagio che hanno dovuto sopportare quegli otto rifugiati. Dalla fame, all'impossibilità di parlare e ridere liberamente, al caldo, a freddo ecc. Ricordando anche le scene un po’ più comiche, come i dialoghi tra i signori Van Daan, con le uscite della signora oppure le sedute dentistiche del signor Dussel. 
Nessuno si sente al sicuro e in effetti non lo sono mai veramente. C’è infatti la possibilità che qualcuno li senta, soprattutto di giorno, quando al piano di sotto lavorano delle persone totalmente ignari della loro presenza. 
Il diario è scritto molto semplicemente, raccontando cose di tutti i giorni, pensieri di tutti i giorni, ma approfondendo allo stesso tempo tutto quello che le succedeva intorno. 

Conteggi finali… Un libro che va letto almeno una volta nella vita, soprattutto perché, non parlando direttamente delle crudeltà avvenute, cambia un po’ la prospettiva di quei terribili anni che hanno segnato la storia umana.


Dal libro: Spero di poterti confidare tutto, come non ho mai potuto fare con nessuno, e spero che mi sarai di grande sostegno.  



mercoledì 5 novembre 2014

Recensione di Quattro giorni per liberarmi di Jack di Lauren McLaughlin

Recensione
Titolo: Quattro giorni per liberarmi di Jack (#01 Cycler)

Autore: Lauren McLaughlin

Anno: 2010

Genere: Young Adult

Editore: Einaudi

Pagine: 241

Prezzo: 17.50 - 6.99 €
Formati:

Disponibile su:                 


Trama di Quattro giorni per liberarmi di Jack: Jill ha diciassette anni, frequenta il liceo e la sua migliore amica è la compagna di banco Ramie. Il fatto è che durante il ciclo mestruale Jill si trasforma inspiegabilmente in un maschio, l'inquieto e sessualmente vispo adolescente, Jack. E Ramie, all'oscuro di tutto, si innamora di Jack. Bellissimi e comici i capitoli narrati dal punto di vista di Jack, e in particolare lo scarto che si crea tra le due voci narranti ogni volta che irrompe Jack, con la sua irriverenza, il suo avere da ridire su Jill e sulla sua esistenza "noiosa", con le sue riviste porno e la sua istintività che si contrappone alla razionalità di Jill.


Biografia di Lauren: È cresciuta nella piccola città di Wenham, del Massachusetts. Dopo il college, e un breve flirt con l'antropologia, ha trascorso dieci anni nel mondo cinematrografico sia come sceneggiatrice che come produttrice, prima di rivolgere le sue attenzioni al mondo della letteratura. È l'autrice di romanzi per ragazzi, ma anche libri per bambini. Quattro giorni per liberarmi di Jack è il suo primo romanzo. In America è già uscito il sequel. Attualmente sta lavorando al suo quarto romanzo.  


Il mio commentoIl primo aggettivo che mi viene in mente è inquietante. Prima di cominciare a leggerlo avevo completamente frainteso la storia di cui avrebbe parlato, e, una volta iniziato, sono rimasta un po' inquietata dalla velocità con cui l'autrice ti introduce nella storia. Inquietante perché di fatto era una cosa che non mi sarei aspettata, o, al limite, una specie di metafora, un'allusione. Ma qui, di immaginario c'è molto poco. Jill si trasforma per davvero durante il suo periodo premestruale di quattro giorni in Jack. Roba da pazzi.

La situazione... Jill è una ragazza che, come ho detto prima, per quattro giorni al mese, che corrispondono al suo periodo premestruale, si trasforma in Jack. Letteralmente. Il suo corpo cambia fisicamente: le ossa diventano più robuste, la sua struttura ossea cambia e… beh, le cresce il pene. È riuscita a convivere con questa sua “patologia” da ermafrodita perché, con l’appoggio della madre, l’ha tenuta nascosta. Jill fa la sua vita normale per ¾ della sua vita. Va al liceo, esce con la migliore amica Remie, che non sa niente di Jack e della Jackfase, e si strugge per amore. La sua vita trascorre tranquilla, mentre Jack è relegato in casa e come unica compagnia ha riviste e dvd porno. Tutta la sua vita è trascorsa all’interno delle quattro mura di casa sua. Non è mai uscito di casa e non ha mai conosciuto nessuno che non siano i suoi genitori, i quali semplicemente fingono che non esista. La coesistenza di Jack e Jill dipende da un precario equilibrio che i due hanno stabilito. Mentre Jill vuole solo dimenticare, e grazie alla meditazione ci riesce, Jack vive attraverso Jill, visto che non può mai uscire di casa. Conosce tutto quello che conosce lei e cosa le capita, perché a ogni suo risveglio, sbircia nei ricordi di lei.
Jill è innamorata di un ragazzo, Tommy Knutson, e insieme a Remie e Daria, le sue migliori amiche, mette in scena un piano da far paura su come riuscire a conquistarlo, o meglio, su come il suo comportamento dovrebbe influenzarlo ad accorgersi di lei e quindi invitarla al ballo.

I personaggi… Jill e Jack sono la stessa persona in realtà, in teoria condividono lo stesso corpo, anche se questo cambia. Però sotto molti aspetti sono diversi. Jill è organizzata e pulita, mentre Jack se ne frega quasi di tutto e vive i suoi quattro giorni (probabilmente la causa è il fatto che abbia a disposizione così poco tempo) nel modo più maschile possibile. 
E penso anche di aver capito da chi hanno preso, decisamente dalla madre. Maniaca dell’ordine nel senso di organizzazione militare. I suoi piani di emergenza hanno i piani di emergenza! È vero che ha aiutato Jill a superare tutto quello che le è capitato, ma… e Jack? Anche lui, in un certo senso è figlio suo, e si comporta come se fosse, citando Jack, “un’orrida escrescenza sulla guancia della sua bella bambina”. 
Ramie è pazza almeno quanto Jill, solo che è l’opposto. Non è che non si dia regole, più che altro le sue regole sono l’opposto di quelle di una persona normale. È un’anticonformista estremista! 
Tommy invece è… scioccante. All'inizio non lo si conosce molto bene, e poi invece entra nel dettaglio della sua vita e questo sconvolge la "povera" Jill all'inizio, anche se dopo si rende conto che molti dei pregiudizi che ha sono dovuti alla madre. Dopotutto, chi è lei per giudicare, visto che si trasforma in Jack quattro giorni al mese?  

Le mie emozioni… È ricco di colpi di scena, anche se la maggior parte sono: a. inquietanti o b. da disturbati mentali. 
Una cosa che mi ha fatto davvero impazzire sono state le dispArate e dispErate trovate di Jill, una più assurda dell’altra. Soprattutto perché mi ha fatto riflettere su quante ragazzine possano fare sul serio cose del genere. Esempio: il primo piano di Jill per farsi “notare” da Tommy è quello di comportarsi da stronza che cammina con un manico di scopa infilato nel sedere. Tutti arrivano a odiarla o comunque a prenderla in giro. Vi sembra un comportamento normale? 

Conteggi finali… Non sono sicura se questo romanzo mi sia piaciuto o no. Per la maggior parte del tempo la mia faccia ha assunto un cipiglio confuso, però devo dire che l’ho letto piuttosto velocemente, e quasi con l’ansia di sapere come si concludeva.
Il titolo italiano non c'entra un tubo e beh, la copertina lascia abbastanza a desiderare. L'unica possibilità di attrarre il lettore era quella nota ironica, che, però, durante la lettura si trasforma.
In realtà però è un romanzo che mostra molti "disturbi" nell'età adolescenziale, ma soprattutto è terribilmente originale. 


Dal libro: Jack o Jill.
– Ragazza e niente altro! – mormoro a denti stretti.
Una mina mi esplode nello stomaco e nelle vertebre lombari.
In realtà non dovrei svegliarmi nel bel mezzo della faccenda. Tutto dovrebbe accadere mentre dormo. Infilo una mano sotto le lenzuola, pregando, sperando che la trasformazione sia quasi finita, ma quando arrivo in basso eccolo lí: flaccido, liscio, ostinato.
Jack.
Dovrebbe svanire durante la notte, e io dovrei svegliarmi con tutti i pezzi al posto giusto. Invece mi ritrovo a combattere con questo coso e con un dolore acuto che non esplode verso l’esterno ma risucchia internamente, come un vortice.
– Ragazza e niente altro.
È il mio mantra. Serve a dimenticare. Ma non allevia il dolore.
I muscoli dell’addome si contraggono e io reagisco stringendo il coso di Jack, come se fosse lui – il sadico bastardo – a farmi questo. Ma lo so che non è cosí. Con l’altra mano afferro il cuscino, me lo premo contro la faccia.
– Ragazza e niente altro, – ringhio. Non voglio urlare, ma non riesco a fermarmi.
[...]
Adesso stringo piú forte il coso di Jack, che scivola lento dalla mia mano viscida alla bocca risucchiante del vortice.
Ed ecco che scompare.
Tutto quanto.
Non solo Jack, ma anche il dolore. È lo strascico pietoso di questo perfido pandemonio. Il dolore non svanisce lentamente come è arrivato ma evapora in un solo, euforico istante.