lunedì 22 settembre 2014

Recensione di The Giver, Il donatore di Lois Lowry

Recensione

Titolo: The Giver - Il donatore (#01 The Giver Quartet)

Autore: Lois Lowry

Anno: 2010

Genere: Distopia

Editore: Giunti

Pagine: 256

Prezzo: 12.00 - 6.99 €
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Disponibile su:                 


Trama di The giver: Jonas ha dodici anni e vive in un mondo perfetto. Nella sua Comunità non esistono più guerre, differenze sociali o sofferenze. Tutto quello che può causare dolore o disturbo è stato abolito, compresi gli impulsi sessuali, le stagioni e i colori. Le regole da rispettare sono ferree ma tutti i membri della Comunità si adeguano al modello di controllo governativo che non lascia spazio a scelte o profondità emotive, ma neppure a incertezze o rischi. Ogni unità familiare è formata da un uomo e una donna a cui vengono assegnati un figlio maschio e una femmina. Ogni membro della Comunità svolge la professione che gli viene affidata dal Consiglio degli Anziani nella Cerimonia annuale di dicembre. E per Jonas quel momento sta arrivando...


Biografia di Lois: Lois Lowry è nata a Oahu (Hawaii, USA) da Robert e Katherine Landis Hammersberg, il cognome mostra le origini norvegesi della discendenza paterna, e durante l'infanzia veniva chiamata dai parenti nord-europei "Sena".
È la seconda di tre figli, Helen, la sorella maggiore e Jon il fratello minore. Nel 1962 la sorella maggiore Helen muore prematuramente a soli 28 anni. Proprio il trauma subito e le vicende contigue hanno portano la Lowry a scrivere l'acclamato "A Summer to Die".
Il padre, Robert, è stato un medico dell'esercito e negli anni prima e dopo la seconda guerra mondiale ha obbligato la famiglia a vari trasferimenti forzati.
Prima di dedicarsi alla letteratura per ragazzi è stata una fotografa e giornalista freelance nel corso degli anni settanta. Il suo stile giornalistico attirò l'attenzione della casa editrice Houghton Mifflin, che dopo un po' di pressione riuscì nell'intento di farle scrivere il suo primo libro, "A Summer to Die", pubblicato nel 1977.
Nella sua carriera da scrittrice ha vinto due volte la prestigiosa Medaglia John Newbery, la prima volta nel 1990 per "Conta le stelle" (Number the Stars) e successivamente per "The Giver" (1993).
Tra i temi preferiti di Lowry nelle sue opere vi sono il razzismo, l'Olocausto, l'omicidio e le malattie terminali. Le sue opere sono presenti in molti istituti statunitensi e sono parte integrante di test curriculari.
La maggior parte delle opere della scrittrice sono inedite in italiano.


Il mio commento: era da un po' che desideravo leggerlo, da una parte perché doveva uscire il film, ma anche perché era di genere distopico.

La situazione... Ci troviamo in un mondo appunto distopico, dove tutto è organizzato al millimetro e dove nessuno sa che la loro situazione è davvero esasperante perché nessuno ha memoria di come è sempre stato (come è la vita per noi). Sono divisi in comunità, ma ciascuno conosce solo la propria. I bambini e i ragazzi fino ai 12 anni sono etichettati in base l'età. Ci sono gli uno, i due, i tre ecc. fino ai 12, dopodiché si viene automaticamente considerati adulti e pronti a venire addestrati per cominciare il lavoro loro assegnatoli. Non ci sono malattie, non ci sono incidenti, non c'è odio né guerra, così come non c'è né amore né scelte. Tutto è scelto e gestito per loro. E a nessuno sembra pazzesco perché non conoscono altre realtà. La loro vita, e il loro mondo sono monotoni, grigi
tutto questo è così anche per il protagonista, che nemmeno si pone le domande che a noi sorgono automatiche. Svolge la sua vita quotidiana per metà libro, fino a che non arriva il giorno della cerimonia che lo classificherà come dodicenne, cioè quando gli verrà assegnata una professione. Durante la cerimonia però saltano il suo nome, e spiegano poi che lui non riceverà una professione, ma un grande onore. Lui avrà il compito di custodire le memorie delle epoche passate, quando ancora esistevano i fenomeni atmosferici, gli animali, la libertà. Comincerà a porsi delle domande e a chiedersi se tutto quello sia giusto. In particolare c'è un fatto che scatenerà la sua decisione. La cerimonia di un congedo di un neobimbo. Solo ad alcuni bambini e gli anziani sottopongono il concedo. Il protagonista non sa bene cosa succeda, se non che si viene mandati ad Altrove (chissà com'è? Si chiede) perché nel primo caso non sono sufficientemente adatti a vivere e nel secondo perché ormai si ha esaurito ogni utilità per la Comunità.

I protagonisti... Abbiamo Jonas, il nostro protagonista, che è un buon personaggio. Inizialmente è come tutti gli altri. Ubbidiente, ligio alle regole, si impegna a scuola e nel volontariato, intelligente. Come potrebbe essere diversamente? Poi però riceve dal donatore i ricordi della neve, del sole, delle gite in barca, dei sentimenti, compresi quelli brutti.
Asher, il migliore amico del protagonista, anche se si vede poco, mi è piaciuto perché sembra essere l'unico un po' pasticcione e burlone, una nota d'ilarità in quel mondo triste.
Il donatore, di cui non ci è dato sapere il nome, non è male. È un anziano che a causa di tutti quei ricordi dolosi soffre molto. Cerca di fare del suo meglio per istruire Jonas cercando di evitare il disastro accaduto dieci anni prima.

Le mie emozioni... Da una parte tutte quelle regole sono state fatte per proteggere da qualunque cosa (è vero infatti che non ci sono né malattie né morti accidentali). Tutti sono uguali (soprattutto fisicamente), la diversità è infatti perseguita. Però da brava cittadina libera non potrei sopportale un tale livello di controllo e privazione di potere personale. Questa cosa mi ha un po' stupito e perplesso, ma ripeto, mi sembra una reazione normale essendo abituati a vivere secondo i nostri tempi.
Mi è piaciuto abbastanza, tutto considerato, però forse mi aspettavo di più (c'era parecchia aspettativa che ho sviluppato in questi mesi).
A tratti è stato anche un pochino inquietante, dove alcune scene erano talmente surreali da farmi venire i brividi.

Conteggi finali... È un libricino tutto sommato piccolo, dove per la maggior parte non c'è una trama vera e propria. Semplicemente la descrizione di quello che affronta il protagonista prima di capire che può e deve fare qualcosa. Non è proprio noioso, però ci si avvicina parecchio, almeno appunto finché il protagonista non cambia.


Dal libro: «Comunque» sottolineò Jonas «hai mai saputo di qualcuno... saputo per certo, cioè, non per sentito dire... che si sia unito a un‟altra Comunità?».
«No» ammise Asher, riluttante. «Però è possibile. È scritto nelle regole. Se ti senti fuori posto, puoi chiedere di andare Altrove ed essere congedato. Mia madre dice che una volta, una decina di anni fa, qualcuno fece richiesta di congedo e il giorno dopo se ne era già andato». Ridacchiò. «Me lo disse una volta che per poco non la facevo ammattire. Minacciò di fare domanda per Altrove».
«Scherzava».
«Lo so. Però è vero che una volta qualcuno l‟ha fatto, mia madre me l‟ha giurato: oggi qui e il giorno dopo sparito! Mai più visto. E senza nemmeno una Cerimonia di Congedo».
Jonas alzò le spalle. La cosa non lo preoccupava.




2 commenti:

  1. Ciao, ho letto la recensione e ti volevo fare un commento. Ogni tanto salti la conseutio temporum delle frasi, il che porta ad una scarsa scorrevolezza della lettura. E magari invece di mettere le biografia dell'autore, potresti analizzare di più il testo, sentrando nei dettagli. Non basta un "è noioso", dai delle motivazioni. Altrimenti è come un diario e non un sito di recensioni

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