domenica 22 febbraio 2015

Recensione The Hunt di Andrew Fukuda

Recensione
Titolo: The Hunt (#01 The Hunt)

Autore: Andrew Fukuda

Anno: 2013

Genere: Distopia

Editore: Il castoro

Pagine: 304

Prezzo: 14.90 €
Formati: 

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Trama di The Hunt: Non sudare. Non ridere. Non attirare l'attenzione. E soprattutto, qualunque cosa succeda, non innamorarti di una di Loro. Gene è diverso da tutti quelli che lo circondano. Non è in grado di correre come un fulmine, la luce del sole non lo ferisce, non ha un insaziabile desiderio di sangue. Gene è umano, e conosce le regole. La verità deve rimanere segreta. È l'unico modo per rimanere vivi in un mondo notturno – un mondo in cui gli umani sono considerati una prelibatezza e vengono cacciati senza tregua. Quando Gene è fra i prescelti che parteciperanno alla grande Caccia degli ultimi umani sopravvissuti, la sua vita di regole comincia a sgretolarsi – preso fra una ragazza che gli fa sentire cose che non aveva mai provato prima e uno spietato manipolo di cacciatori che sospettano sempre di più la verità sul suo conto. Ora che Gene ha finalmente trovato qualcosa per cui combattere, il suo desiderio di sopravvivere è più forte che mai. Quale tributo sarà costretto a pagare?


Biografia di Andrew: Andrew Fukuda è per metà cinese e per metà giapponese. Nato a Manhattan, cresciuto a Hong Kong, vive e lavora a New York. Dopo una laurea in Storia alla Cornell University, Fukuda ha lavorato nella comunità di adolescenti immigrati di Chinatown a Manhattan. Questa esperienza lo ha portato alla scrittura del suo primo romanzo, Crossing, fra i thriller per ragazzi più apprezzati del 2010. Con The Hunt inaugura una trilogia mozzafiato pubblicata in dodici paesi. Prima di diventare scrittore a tempo pieno, Fukuda è stato Pubblico Ministero per sette anni.


Il mio commento: Un distopico come non mi sarei mai aspettata, questo romanzo mi ha lasciata a bocca aperta (letteralmente sul finale!). Da tempo ormai le tre copertine della saga mi chiamavano disperate affinché leggessi i libri, però ho sempre rimandato la lettura, e devo dire che all’inizio mi ero un po’ pentita di non averla rimandata ancora. Diciamo che non è stato proprio un inizio scoppiettante, ma piuttosto noiosetto e lento. Questo però cambia radicalmente quando finalmente le cose si fanno interessanti, anche se succede solo verso la metà del romanzo. Consigliatissimo assolutamente e terribilmente ansiosa di cominciare il secondo.

La situazione… La storia è ambientata in un epoca imprecisata, ma la caratteristica principale è che la specie dominante sono la Gente, meglio conosciuti da noi come vampiri (anche se il termine “vampiro” non viene mai esplicitamente detto o pensato, ci arriviamo solo per associazione di caratteristiche). Il protagonista è un eminide (un umano), una specie in via di estinzione, che però vive in mezzo ai vampiri. Al tramonto (che sarebbe la nostra alba) si alza e si prepara per una nottata a scuola in mezzo ai vampiri. A quanto ne sa lui, è l’ultimo rimasto, perché la sua famiglia è morta anni prima e lui lotta ogni notte per non farsi scoprire e vivere. Ovviamente i vampiri non possono vivere di giorno, perché la luce solare li scioglie, nell’acqua affondano come sassi e sono incredibilmente assetati di sangue di eminide, nonostante non ce ne siano quasi più. Una notte viene annunciata una nuova Caccia. Sono passati dieci anni dall’ultima e l’intera popolazione è febbricitante all’idea. La Caccia prevede l’estrazione a sorte dei cacciatori e i fortunati potranno gustarsi carne di eminide. Il governatore organizza questa Caccia per mantenere alto il morale del popolo e mantenere alta la sua “popolarità”. Ovviamente uno dei “fortunati” sarà il nostro protagonista. Non ha tempo di prepararsi né di preparare un piano, sa solo che ha passato tutta la sua vita alla larga dal centro dell’attenzione, mentre ora ha gli occhi di tutti puntati addosso e qualsiasi piccolo momento di debolezza potrebbe farlo scoprire e mettere quindi fine alla sua vita. Insieme a lui verrà estratta un’altra sua compagna di scuola, la ragazza per cui ha sempre avuto una cotta, Ashley June. 

I personaggi… Sui personaggi non c’è molto da dire, soprattutto perché la Gente non usa nomi, ma classificazioni, per esempio il nome del protagonista cambia di ora in ora a scuola in base al posto in cui si siede a lezione. Durante la lettura però veniamo aiutati da dei soprannomi che il protagonista da alle persone per poterle identificare (Ashley June, Pancia Piatta, Lo Smunto, Labbra Cremisi ecc.). 
Il protagonista ha vissuto tutta la sua vita nascosto, schiavo degli insegnamenti del padre (mai sorridere o ridere o ridacchiare, mai piangere o farsi venire le lacrime agli occhi, mantenere sempre un'espressione distaccata, mai dimenticare di spalmarsi burro in abbondanza su tutto il corpo quando ci si avventura fuori durante il giorno, non farsi degli amici, non addormentarsi senza volere in classe non schiarirsi la voce; non strafare agli esami, non andare a dormire da altri, non canticchiare, non fischiettare e non dimenticare mai chi si è…). È estremamente intelligente, anche se a scuola, per non spiccare tra i suoi compagni/nemici mortali cerca di restare nella media. È bellissimo, ma come gli insegna il padre, la sua bellezza è una disgrazia. Insomma è il protagonista perfetto, ma d’altra parte, senza tutte queste caratteristiche non sarebbe sopravvissuto diciassette anni. 

Le mie emozioni… Come ho detto prima, l’inizio del romanzo mi è sembrato abbastanza noioso e la lettura procedeva molto lentamente (probabilmente per due ragioni: primo i capitoli che sembravano interminabili (in tutto il libro ce ne sono solo 7!) e poi perché il giorno dopo aver iniziato il libro ho scoperto che usciva “Da quando ci sei tu” di Penelope Douglas, che attendevo ansiosamente, e quindi qualsiasi altro libro aveva per me perso ogni tipo di interesse!!). Nella prima metà non c’è poi molta azione, e molto testo viene usato per descrivere giustamente come vive il protagonista. Da metà però il romanzo si riscatta completamente, mantenendo il lettore in uno stato perenne di ansia per sapere cosa sta per succedere. Un colpo di scena dietro l’altro, che ci fa restare col cuore in gola. 
Una peculiarità è infatti che tutta la lettura è totalmente immersa in questo mondo alternativo, quindi molti concetti per noi ovvi, molti termini che noi usiamo (un esempio è la parola “vampiro”), lì non esistono e quindi non vengono usati. La genialità dell’autore infatti sta proprio nel fatto che ha intrecciato tutte cose normalissime ai fatti della storia, ma riuscendo comunque a farci capire il contesto e gli eventi. 
Ho trovato appunto geniali le trovate dell’autore, su come costruire questa versione di vampiri. Per esempio se noi ridiamo loro si grattano spasmodicamente i polsi, loro dormono appesi a delle maniglie sul soffitto a testa in giù, oppure il fatto che non debbano mai lavarsi, anche se devono però andare in bagno.

Conteggi finali… L’ho davvero adorato e infatti i due seguiti sono schizzati alla posizione numero 8 della mia lista. Il finale lascia tutto sospeso, tanto che nemmeno il protagonista è totalmente al sicuro (non che potrebbe mai esserlo).


Dal libro: Prima che il sibilare e lo sbavare si scatenino di nuovo, l'Eminide ha già infilato la mano nel sacco. N e toglie con calma una pallina, la tende col braccio disteso verso la telecamera. Ma io sto guardando i suoi occhi, che sembrano puntati su di me come se mi vedessero nell'obiettivo.
Non ho bisogno di vedere la pallina per sapere che l'Eminide ha estratto il numero 87.
Dalla bocca dei miei compagni esce un sibilo esplosivo e compatto, seguito da schiocchi entusiastici di labbra. Iniziano le congratulazioni: orecchie che si strofinano su e giù contro le mie, padiglione contro padiglione. Un minuto dopo, tra un abbraccio di orecchie e l'altro, abbasso gli occhi verso lo schermo. Incredibilmente, l'Eminide tiene ancora la pallina sollevata davanti alla telecamera, un'espressione di tranquilla sfida stampata sul viso.


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