martedì 17 giugno 2014

Intervista a Sofia Domino


Biografia di Sofia: Nasce nel 1987 e sin da quando è piccola le piace scrivere temi e racconti. Adesso la scrittura è la sua passione principale. Oltre a scrivere adora leggere e sognare. Inoltre, viaggia non appena può. "Quando dal cielo cadevano le stelle" è il suo romanzo d'esordio, mentre "Come lacrime nella pioggia" è il suo secondo romanzo.


Intervista... 


01. L’india è considerato un paese esotico, almeno per noi, ma comunque parecchio lontano. Sei mai stata in India? È stato difficile parlare di una cultura così diversa dalla tua?


No, sfortunatamente non ho ancora avuto modo di andare in India, anche se sicuramente farlo mi piacerebbe moltissimo. Da ragazzina credevo ci sarei andata presto perché avevo adottato a distanza una bambina indiana, Reshma. Mi sentivo molto legata a lei tanto che pensavo che, con il passare degli anni, sarei andata a trovarla in India. Reshma aveva sette anni e un giorno qualunque l’associazione cui mi ero rivolta per adottarla mi comunicò che lei e la sua famiglia erano andati lontano, alla ricerca di fortuna. Da quel giorno non ho più avuto sue notizie e spero solo che adesso stia bene e che abbia trovato quella felicità che tanto meritava. Adesso, più parlo dell’India, più provo il desiderio di andarci.

Parlare di una cultura diversa sicuramente non è stato semplice, e prima di scrivere “Come lacrime nella pioggia”, ho svolto numerose ricerche, cercando di non commettere alcun errore. È stato molto interessante scoprire molti più lati di una nuova cultura, e credo fermamente che l’India sia un Paese tutto da scoprire. 


02. Alcune situazioni sono piuttosto forti, come ho scritto nella recensione, soprattutto nella seconda parte del romanzo, dove viviamo attraverso Asha. È stato difficile scrivere quelle scene?

So che alcune scene del romanzo sono molto crude, specialmente quelle che riguardano il personaggio di Asha, e scriverle non è stato facile proprio perché, anche dietro alla stesura di quelle scene, c’era un forte lavoro di ricerca, che mi ricordava che tutto quello non era frutto della mia fantasia. Prima di scrivere quelle scene, infatti, ho letto numerose testimonianze di ragazze indiane vendute in spose, picchiate, violentate, oppure che si sono trovate a credere a delle promesse che poi si sono rivelate delle bugie. Nonostante alcune donne indiane stiano cercando il loro posto del mondo e nelle città riescano a studiare e a lavorare, sin troppe indiane hanno vissuto, e vivono, nell’inferno di Asha. Nonostante la difficoltà di scrivere – o leggere – determinate scene, sapevo che solo non omettendo alcun particolare allora sarei riuscita a rendere il tutto ancora più veritiero, solo in quel modo sapevo che determinate scene avrebbero scosso il lettore. Voglio dare una voce a chi non ne ha una, e in questo caso voglio accendere i riflettori sulle condizioni di vita delle donne in India. Proprio in quest’ultimo periodo sui giornali e su numerosi siti internet sono uscite delle notizie riguardanti nuovi casi di stupro e violenza in India e bambini, ragazze e giovani donne sono stati violentati, picchiati o uccisi. Se io avessi fatto finta di niente, o se avessi alleggerito determinate scene, allora non avrei detto tutta la verità, non avrei raccontato ogni sfaccettatura. Sarebbe stato come avere una persona davanti, volerle raccontare qualcosa e farlo sussurrando, e non parlando.


03. Alla fine del libro, sulle note, scrivi che non è frutto della tua immaginazione, ma che la storia è arricchita dalla tua immaginazione. Che ricerche hai fatto e quanto sono state importanti per la descrizione anche dei più piccoli particolari? Hai mai avuto esperienze dirette?

Come ho accennato prima, sfortunatamente la violenza in India è una realtà dei giorni nostri e prima di scrivere “Come lacrime nella pioggia” ho svolto numerose ricerche e letto altrettante testimonianze. L’India è un Paese bellissimo, ricco di sfaccettature, e nonostante l’aver parlato della cultura indiana, dei piatti tipici, dei vestiti e dei meravigliosi paesaggi, in “Come lacrime nella pioggia” ho principalmente voluto dar spazio alla condizione femminile. Basta pensare che gli studi hanno calcolato che in dieci anni (dal 2001 al 2011), l’India ha perso quasi tre milioni di bambine, inoltre, si stima che ogni 22 minuti una donna in India sia violentata. In India si crede che se una donna è picchiata, o violentata, la colpa sia sua, del suo modo di vestire, di atteggiarsi, di sorridere.

Non potevo rimanere indifferente davanti a tutto questo. Sono contro ogni forma di violenza, in ogni Paese, ma ho deciso di dedicarmi all’India perché dentro di me sento la voglia, il desiderio, di dare una voce a quelle donne che non ne hanno una. A quelle donne che sono nessuno. A quelle donne che manifestano, che cercano di farsi sentire, ma le cui voci spariscono nel silenzio.

Ho svolto numerose ricerche anche per quanto riguarda lo stile di vita nelle varie città indiane di cui parlo nel mio romanzo, e lo stesso vale per il villaggio di Kailashpur, dove s’incentrano le varie vicende. Volevo rendere il tutto realistico e volevo dare l’impressione ai lettori di trovarsi davvero in India. Ho letto tanti diari di viaggio, impressioni e, naturalmente, testimonianze e interviste di uomini e donne indiane.

Attualmente sono in contatto con numerose persone dall’India, e anche associazioni, che supportano me e il mio romanzo e le cause benefiche che sostengo, e ne sono molto contenta. Nel mio piccolo voglio cercare di aiutare, di dare una mano alle donne dell’India.

Ne approfitto per dire ai lettori del tuo blog che il mio romanzo “Come lacrime nella pioggia” è leggibile gratuitamente (per richiederlo basta inviarmi un’e-mail all’indirizzo sofiaromanzo@yahoo.it e lo riceverete subito).

Il romanzo invita a sostenere (anche con una piccola donazione) Amnesty International, che da 50 anni difende i diritti umani. Il loro impegno è davvero impressionante.
Inoltre, ho lanciato su Change.org (piattaforma online gratuita di campagne sociali), una petizione indirizzandola al governo indiano, per migliorare le condizioni di vita delle donne, e ti ringrazio infinitamente Silvia per aver lasciato la tua firma.

L’unione fa la forza, e invito tutti quanto a lasciare una firma.

Firmare è veloce e gratuito.
https://www.change.org/en-IN/petitions/to-the-governors-of-india-take-action-to-stop-sexual-harassment-and-to-protect-women-and-children-in-india
Grazie a nome mio e a nome di tutte le donne dell’India.


04. A me personalmente piacciono molto (ovviamente senza contare le protagoniste) il personaggio di Abhai e di Ijay, perché nonostante siano nati con quelle impostazioni mentali, capiscono che sia tutto sbagliato. Tu a quale personaggio sei particolarmente legata? E cosa c’è di te in questo personaggio?

Anche a me piacciono molto i personaggi di Abhai e Ijay, che rappresentano tutti quegli uomini indiani – e non solo – che sono contrari alla violenza sulle donne. Il personaggio di Abhai all’inizio doveva essere un po’ più di sfondo, ma invece durante la stesura del romanzo ho capito che era un punto molto importante, non solo per la storia, e per mostrare che ognuno può ragionare con la propria testa, ma anche per Sarah. Abhai è la sua roccia, è il suo punto fermo quando niente ha più senso.

Inutile negare che i miei personaggi preferiti del romanzo sono Sarah e Asha, proprio perché sono coloro che ho avuto modo di conoscere meglio. Adoro le donne forti, che non aspettano il “Principe Azzurro” per essere salvate, e Sarah e Asha sono entrambe forti e molto determinate. Anch’io sono molto determinata e, come loro, voglio lottare per un mondo migliore.

Sarah è un’appassionata di fotografia e ama viaggiare. È uno spirito libero, una femminista, una donna innamorata e una vera amica per Asha. È una ragazza molto forte, e se a tratti durante il romanzo può sembrare un po’ ingenua, specialmente quando Asha scompare e lei vuole ritrovarla, salvarla e liberarla, è solo perché la determinazione la porta a compiere delle scelte pazze, la porta a perdere la ragione, a credere a tutto, pur di non crollare e pur di non far svanire anche l’ultima speranza. Sicuramente, è anche molto coraggiosa. Sarah ha solo ventidue anni, e la stimo moltissimo.

Anche Asha è molto forte, e durante il romanzo affronta delle vicende molto crude. La sua vita è sempre stata difficile, ma sicuramente le cose sono peggiorate quando si è resa conto che spesso una bambina, in India, non è benvoluta da suo padre, da nessuno. Nonostante Asha sia venduta in sposa da suo padre, lei non smette di sognare. Vorrebbe studiare, e poi vorrebbe avere una vita indipendente. Si chiede quale sarebbe il lavoro giusto per lei (se potesse sceglierne uno) e ama guardare il volo degli uccelli, perché gli uccelli sono liberi, proprio come lei vorrebbe esserlo.
Asha ha quindici anni ed è una ragazzina dolcissima. È minuta, ma ha degli occhi così grandi, così belli, in grado di racchiudere decine e decine di emozioni.
In lei mi piace molto anche quel lato sognatore. Tra lei e Sarah, infatti, nonostante tutto quello che succede, Asha è più calma, meno frustrata. Lei ha quella rara capacità di godersi il presente, senza pensare al dopo. Questa sua serenità e questa sua purezza, la rendono un personaggio al quale mi sono affezionata molto.


05. I tuoi libri sono una specie di manifesto per mettere in luce che cosa?

Per mettere in luce delle storie nascoste, dimenticate.

Prima di pubblicare il mio romanzo d’esordio, “Quando dal cielo cadevano le stelle”, non sapevo come i lettori si sarebbero approcciati a tematiche un po’ più pesanti, invece il riscontro che ho avuto è stato ottimo e ne sono molto contenta.
Con “Quando dal cielo cadevano le stelle” voglio continuare a parlare della Shoah e del nazismo, affinché tali atrocità non si ripetano, mentre con “Come lacrime nella pioggia” voglio portare alla luce dei lati più nascosti dell’India.
Ho ricevuto molti messaggi da parte dei miei lettori, per entrambi i miei romanzi, e le loro parole sono state molto importanti. Chi ad esempio mi ha ringraziato perché voglio continuare a parlare della Shoah e chi mi ha fatto sapere che prima di aver letto “Come lacrime nella pioggia” e la petizione che ho lanciato non ne sapeva molto della condizione delle donne in India. Altri ancora mi scrivono per dirmi che si sono affezionati ai miei personaggi…
Insomma, ho capito che anche uno scrittore indipendente può arrivare al cuore della gente, può far riflettere. E questo è quello che voglio fare io. Inoltre, nei miei libri cerco sempre d’inserire anche dei messaggi positivi, perché spero in un mondo migliore, e perché credo che ognuno di noi abbia le possibilità di migliorarlo.

06. Che cosa ti ha dato l’ispirazione per scrivere prima “Quando dal cielo cadevano le stelle” e poi “Come lacrime nella pioggia”?

Sin da bambina ho letto numerosi libri sul nazismo e sulla Shoah, e sapevo che prima o poi anch’io (non sapevo come, perché e quando), avrei parlato della Shoah, per non dimenticare e per non far ripetere tali atrocità. La mia occasione è arrivata un giorno qualunque, quando camminando mi sono imbattuta in un manifesto teatrale dal titolo “I bambini della Shoah”. Sentii un brivido dentro, un richiamo, e capii subito che, anche per me, era arrivato il momento di avere la mia “bambina della Shoah”.
Prima di scrivere “Quando dal cielo cadevano le stelle” mi sono chiesta numerose volte che cosa significasse vivere durante la guerra, che cosa volesse dire essere costretti a nascondersi in dei rifugi, a essere tagliati fuori dal mondo, a non poter più far niente, solo perché ebrei.

Lia, la protagonista di “Quando dal cielo cadevano le stelle”, si chiede tutto questo a 13 anni, in un’età in cui dovrebbe vivere centinaia di esperienze, in cui dovrebbe studiare, godersi il primo amore, correre, ridere, scherzare… invece Lia, con la sua famiglia, è costretta a nascondersi solo perché ebrea. In “Quando dal cielo cadevano le stelle” non mi sono fermata soltanto a mostrare la vita di Lia e della sua famiglia a Roma durante il fascismo e il nazismo, ma sono andata avanti. Il 16 ottobre 1943 Lia e i suoi cari vengono catturati dalla Gestapo e rinchiusi in un carro bestiame. Destinazione Auschwitz.

Ma che cos’è Auschwitz? Si dice sia un campo di lavoro…

Lia è una ragazzina ottimista, che nonostante tutto non smette mai di sperare, di credere. Nonostante il tema trattato, infatti, “Quando dal cielo cadevano le stelle” non parla della morte, ma è un inno alla vita.

Perché, come Lia ama ripetere: “La vita è meravigliosa, non smettiamo mai di amarla”.

Per quanto riguarda “Come lacrime nella pioggia”, l’ispirazione per scriverlo è arrivata da alcune fotografie che ritraevano delle donne indiane, impegnate a manifestare per un ennesimo caso di stupro. Mi ricordo che stavo navigando su Internet quando, d’improvviso, mi sono imbattuta in quelle immagini. Guardai attentamente i visi di quelle donne, e di varie bambine, che sembravano solo dire “basta”. Nei loro sguardi c’era della rabbia, ma anche molta speranza. Perché tutto questo è inaccettabile.

Prima di scrivere “Come lacrime nella pioggia” non ne sapevo molto sulle violenze in India, e quindi ho cominciato a svolgere delle ricerche. Lentamente, ho capito che questo sarebbe stato il mio secondo romanzo. Con “Come lacrime nella pioggia” non solo voglio accendere i riflettori sulle condizioni di vita delle donne in India, ma voglio anche parlare della forza delle donne e del coraggio che ognuna di loro deve trovare per fuggire da delle realtà che delle volte sembrano senza speranza. E, naturalmente, ho scritto “Come lacrime nella pioggia” anche per parlare dell’importanza di una vera amicizia, come quella che s’istaura tra Sarah e Asha. Di un’amicizia che non ha limiti, nonostante le loro culture diverse e nonostante il colore diverso della loro pelle. Avere un’amica, un’amica vera, è meraviglioso.


7. Che importanza ha la scrittura al momento nella tua vita, sia a livello temporale, ma anche emotivo?

Scrivere è la mia più grande passione e ormai non potrei vivere senza. Pubblicare libri mi permette di comunicare con dei lettori, e scrivere mi permette di esprimermi, di emozionarmi, di raggiungere un determinato livello emotivo che, altrimenti, difficilmente troverei. Le scene più importanti dei miei romanzi le scrivo con della musica in sottofondo, della musica adatta ai temi trattati e ai vari stati d’animo. Con la musica che esplode nelle mie orecchie, mentre scrivo scene cariche di emozioni, mi sento benissimo. In un mondo perfetto. Perché emozionarsi, ed emozionare, è bellissimo.

Cerco di scrivere ogni giorno (anche per tenermi allenata) e sicuramente la scrittura, e la promozione dei romanzi, sono parti molto importanti delle mie giornate, proprio perché tengo molto a quello che faccio e perché scrivere per me è una passione, non un qualcosa che mi obbligo a fare per secondi scopi.


8. Parlando di “Come lacrime nella pioggia”, come mai hai deciso di scrivere una parte centrale totalmente concentrata su Asha, mentre il resto del libro lasci parlare Sarah?

Ho deciso di far parlare sia Sarah sia Asha per permettere al lettore di capire meglio entrambi i punti di vista. Volevo che sia Sarah sia Asha potessero esprimersi e mostrare le loro vite e i loro pensieri, perché credo che entrambe abbiano qualcosa da dire. A Sarah ho dato due parti perché lei fa più spostamenti e vive numerose situazioni, quindi ho potuto mostrare più lati. Inoltre la terza parte è ricca di suspense, proprio perché Sarah deve ritrovare Asha, quindi ho fatto parlare lei perché volevo che il lettore potesse vivere al meglio la sua frustrazione, la sua voglia di lottare, il suo disperato bisogno di riunirsi ad Asha, di aiutare le donne dell’India. Solo dedicando un’intera parte anche ad Asha, però, ho potuto mostrare al meglio il suo inferno, perché altrimenti se avessi dato ogni parte a Sarah, Asha avrebbe dovuto raccontarle a voce tutto quello che aveva vissuto, e sarebbe stato più complicato, forse meno coinvolgente, più difficile da capire.

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