domenica 26 aprile 2015

Recensione di Wool di Hugh Howey

Recensione
Titolo: Wool (#01 Wool)

Autore: Hugh Howey

Anno: 2013

Genere: Distopia

Editore: Fabbri

Pagine: 552

Prezzo: 14.90 - 4.99 €
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Trama di Wool: Cosa faresti se il mondo fuori fosse letale e l'aria che respiri potesse uccidere? Se vivessi in un luogo dove ogni nascita richiede una morte e le tue scelte possono salvare vite o distruggerle? Questo è il mondo di Wool. In un futuro apocalittico, in un paesaggio devastato e tossico, una comunità sopravvive rinchiusa in un gigantesco silo sotterraneo. Lì, uomini e donne vivono prigionieri in una società piena di regole che dovrebbero servire a proteggerli. Il rispetto delle leggi è affidato allo sceriffo Holston, un uomo lucido e malinconico che vive nel ricordo della moglie scomparsa. Dopo anni di servizio integerrimo, un giorno, a sorpresa, rompe inaspettatamente il più grande di tutti i tabù e chiede di uscire, di andare fuori, incontro alla morte. La sua fatidica decisione scatena una serie di terribili eventi. A sostituirlo è nominato un candidato improbabile, un tecnico specializzato del reparto macchine: Juliette. Ora che il silo è affidato a lei, imparerà presto a sue spese quanto il suo mondo è malato. Juliette è abituata ad aggiustare le cose e vuole vederci chiaro: com'è nato il silo? E chi ha interesse a mantenervi l'ordine, tanto da arrivare a uccidere? Forse il silo è in procinto di affrontare ciò che la storia ha lasciato solo intendere e che i suoi abitanti non hanno mai avuto il coraggio di sussurrare. Rivolta.

Biografia di Hugh: ha iniziato a scrivere Wool nel 2011, in pausa pranzo, mentre lavorava come commesso in una libreria, auto-pubblicandolo poi su Amazon. Dopo l’enorme successo mondiale di questo primo capitolo, ha pubblicato anche Shift e Dust, disponibili in BUR, completando la Trilogia del Silo. La Twentieth Century Fox ha acquisito i diritti di Wool per trasformarlo in un film per la regia di Ridley Scott.


Il mio commento: Questo è uno di quei pochi libri che non so bene come valutare… Nel senso che, se da una parte la storia era diversa dal solito (e quindi affascinante), promettente quasi, e di un genere che mi piace proprio, poi durante la lettura (che mi è sembrata eterna), tra uno sbadiglio e un sospiro, penavo perché finisse al più presto. Non mancano certo i punti di domanda e i misteri (per tre quarti del libro infatti, non si capisce molto…) e forse proprio per questo non mi è piaciuto più di tanto… Il fatto di non riuscire mai a capire fino in fondo, di non poter capire, insomma, della troppa suspense (e detto da me suona proprio strano!!).
Ma andiamo avanti con la storia, cercando di riassumere quel che ho capito, spiegandovi ogni tanto qualche “termine tecnico”.

Come ho conosciuto il libro: La mia migliore amica (Le Passioni di Brully) è una patita di distopici!

La situazione… Il mondo come lo conosciamo noi non esiste, anzi, è solo finzione in vecchi libri di cui è proibito parlare. L’unico mondo possibile adesso, l’unica forma di vita esistente, si trova all’interno di un gigantesco silo interrato. 

Silos: Enorme scatola costruita sottoterra, contenente tutto ciò che rimane del genere umano. Formato da non mi ricordo quanti piani (si supera il centocinquantesimo di sicuro) e comprende tutta la tecnologia pensabile, tranne gli ascensori. 

Tutto ciò che sta al di fuori di questo silo è morto, ma, soprattutto, mortale. 
Il libro è diviso in cinque parti (con ben 82 capitoli!!). Nella prima fa da protagonista Houlston, l’attuale sceriffo che tre anni prima aveva perso la moglie per la Pulizia. 

Pulizia: Viene eseguita dai condannati a morte. Consiste nell’uscire all’esterno, ripulire i vetri delle telecamere che permettono agli abitanti del silo di guardare la Vista, ovvero il paesaggio fuori, equipaggiati di una tuta protettiva, che però viene corrosa entro poco tempo, causando quindi la morte. Perché è necessario farla? Si capisce (più o meno) solo verso la fine del romanzo. 

Uno dei reati peggiori infatti, che portano alla Pulizia, è chiedere di poter uscire (evidentemente dopo una vita passata a far scale, la gente un poco impazzisce), perché si viene accontentati. 
La moglie comunque indagando su dei vecchi file che è riuscita a recuperare, trova delle anomalie e, convinta che sia tutto un imbroglio, chiede di uscire. Esce, e, anche se Houlston la vede prima pulire e poi morire, con il tempo si convince che quella montagnola che vede sia solo una roccia, e non il corpo di sua moglie. Così, dopo tre anni, ancora spezzato dal lutto, decide di voler uscire. Indossata la tuta e uscendo, vede tutto il mondo bellissimo. Verde e rigoglioso. Pulisce le lenti, perché per una qualche ragione tutti quelli prima di lui l’avevano fatto. Finito il suo dovere si incammina verso la collina, per ammirare il paesaggio al di là di essa passando accanto alla famosa “roccia” di prima. Si sente soffocare, bruciare il petto e si accascia al suolo. Vi risparmio i dettagli, ma comunque il poveretto muore dopo essersi tolto il casco… 
Nella seconda parte abbiamo come protagonisti il sindaco (donna) Jahns e il vicesceriffo (uomo) Marnes, che cercano di convincere Juliette, un meccanico (dannatamente bravo), a diventare il nuovo sceriffo. Nelle ultime pagine di questa parte, il sindaco muore, e all’inizio della terza parte Juliette sta indossando la tuta, pronta per la Pulizia. Il salto temporale è ovvio, e infatti il capitolo dopo riparte da qualche giorno prima, spiegando come ci sia finita in quella situazione. 
Diciamo che qui, comincia il romanzo vero e proprio. Per me infatti, tutta la parte prima si poteva tranquillamente tagliare, ovviamente spiegando qualche dettaglio del funzionamento di quel mondo e lasciando tutta quella pantomima inutile per uno spin-off o qualcosa del genere. 
Vengono rilevati molti segreti, ma quasi nessuno viene ancora scoperto. 

I personaggi… Tralasciando i personaggi da “spin-off”, ci sono pochi personaggi importanti. Juliette, uno dei meccanici più bravi di tutto il silo. È una donna testarda, che quando si mette in testa qualcosa, la fa, non importa cosa. Riesce ad affrontare molte situazioni difficili con la logica e la calma. Il suo pensiero razionale è infatti il suo punto forte. 
Lucas è a malapena un’ombra nella vita di Juliette, però diventerà quasi importante, quando, ormai troppo tardi, lei si renderà conto di provare qualcosa per lui e viceversa. 
Bernard ovviamente è il più sinistro di tutti. Il malvagio della situazione, nonché capo dell’IT.

IT: dipartimento informatico, che praticamente governa il silo.


Le mie emozioni… Libro noioso, ma tutto fuorché scontato. Poche cose si possono intuire, ma spesso vengono fraintese. Non mi piacciono i libri senza un minimo di suspense, ma qui mi sembra proprio esagerato!! E, anche se all’inizio può sembrare quasi attraente, poi, nel corso di quelle che sembrano pagine infinite, ci si annoia. O almeno, questo è quello che ho provato io.

Conteggi finali… Mi aspettavo di più (anzi, di meno!!) da questo distopico che purtroppo mi ha delusa. Sono curiosa però di scoprire cosa succederà nel prossimo libro, perché, tanto per non smentirsi, anche se qualche dubbio viene risolto, l’autore ne fa sorgere altri mille.


Dal libro: Su ogni tasca c’era un numero. Abbassando gli occhi sul petto, Juliette si rese conto che erano stampati capovolti. Erano lì soltanto per lei, nessun altro avrebbe potuto leggerli. Li fissò con sguardo assente attraverso il visore del casco mentre la porta si chiudeva alle sue spalle. Davanti a lei c’era un’altra porta, proibita, che aspettava di essere aperta.
Juliette si sentì persa, intrappolata nella camera di decompressione zeppa di tubi colorati che spuntavano dalle pareti e dal soffitto rivestiti da tende di plastica.
Il sibilo dell’argon pompato nella stanza le fece capire che la fine era vicina. Sentì la pressione salire, la plastica che copriva i tubi si accartocciò e la tuta aderì ancora di più al suo corpo, come se una mano invisibile la stringesse delicatamente.
Sapeva che cosa l’attendeva, e si chiese come fosse finita lì. Lei era soltanto una ragazza del reparto meccanica: non si era mai preoccupata del mondo esterno, aveva infranto solo leggi di poca importanza e sarebbe stata felice di trascorrere il resto della sua vita nel ventre del silo, coperta di olio e di grasso, a riparare macchinari rotti…


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